22/08/2023

TRAIETTORIE

TRAIETTORIE

Il Film Festival della Lessinia ha maturato in quasi trent’anni la capacità di tenere insieme la visio­ne internazionale e il radicamento nella terra che l’ha visto nascere e crescere. La ventinovesima edizione è emblematica di questo cammino. Essa è la più ampia quanto ai numeri del programma cinematografico (1.004 film in selezione da 107 paesi, per un programma che presenta 90 film da 40 paesi con 27 anteprime italiane di cui 4 mondiali) e al pari una delle più ricche per even­ti dedicati alla Lessinia. Questa caratteristica ha contribuito a creare la personalità e la riconosci­bilità di un Festival che non ha mai tradito la sua missione ispiratrice: la valorizzazione, grazie al cinema, di una terra di montagna che è stata ap­prodo di popolazioni, culture, lingue e laborato­rio di un’originalissima e solida identità nel pano­rama alpino. Ecco che come le montagne della Lessinia furono approdo per popolazioni migran­ti venute dal Nord, i così detti “cimbri”, così il Festival apre con tredici rari cortometraggi che mostrano lo sguardo dei viaggiatori nord europei sulle montagne italiane, in un evento dedicato al “Grand tour” realizzato con la Cineteca di Bolo­gna e il Museo del Cinema di Torino. Lo sguardo sulle montagne si articola poi negli eventi dell’o­maggio tematico 2023 che è “la villeggiatura in montagna”. Al suo interno il Festival presenta una retrospettiva che prende avvio dal capolavo­ro di Luis Trenker, Liebesbriefe aus dem Engadin (Love Letters from the Engadine), per arrivare a Turist di Ruben Östlund, passando per un omag­gio a uno dei “villeggianti” illustri di Bosco Chie­sanuova, lo scrittore Antonio Fogazzaro a cui il Festival dedica una tavola rotonda e la proiezio­ne del film Piccolo mondo antico di Mario Solda­ti. A Bosco Chiesanuova, definita “La Perla dei Lessini” per le sue ville signorili di fine Ottocento e inizio Novecento, il Festival dedica una mostra e un film che raccoglie preziosi frammenti degli archivi familiari del paese: Nel Bosco si sentono le voci di Giovanni Montagnana.

 

È una tentazione, di anno in anno, cercare nel­la programmazione linee tematiche e stilistiche comuni tra i film. Per quanto ci si sforzi a trovar­le, si finirà per constatare che la selezione 2023 presenta una varietà così evidente di soggetti e di generi, nonché di provenienze geografiche, che tracciano altresì diverse e stimolanti traiettorie. Proviamo dunque a rintracciare alcuni dei temi che, in modo diverso, ricorreranno. I ritratti al femminile sono tra i più emblematici dei documentari in concorso, da quelli delle tre donne ucraine del film Drei Frauen (Three Women) di Maksym Melnyk, al tenero dialogo con la madre di Mamá del messicano Xun Sero, alle donne armene con i mariti lontani per lavoro di It Takes a Village… di Ophelia Harutyunyan. Adolescenti nel loro percorso di crescita e scoperta sono i protagonisti soprattutto dei cortometraggi. Indimenticabile è il volto del protagonista di Ramboy di Matthias Joulaud e Lucien Roux, commuovente l’affetto del piccolo Xiaohui per la sua mucca in Xiaohui he ta de niu (Xiaohui and his Cows) del cinese Xinying Lao, rocambolesca e surreale la ricerca del “Golden Viagra”, e il tentativo di ritrovare il rapporto con i genitori in crisi, del divertente Gornyi luk (Mountain Onion) del kazako Eldar Shibanov. Spietato è invece lo sguardo di Carmen Jaquier sulla vita della diciassettenne Elisabeth nel film Foudre (Thunder) che denuncia le rigide e bigotte consuetudini di stampo cattolico di una comunità svizzera, come sconvolgenti sono le condizioni di lavoro degli adolescenti costretti a infilarsi a meno cento metri nelle miniere del Burkina Faso in Or de vie (A Golden Life) del giovanissimo cineasta Boubacar Sangaré.

 

Non è una novità che il viaggio sia tra i motivi ricorrenti della programmazione cinematografica in Lessinia. Il film di apertura di quest’anno ne presenta uno davvero inconsueto, quello silenziosamente disperato, eppure carico di speranza, di un nonno e di sua nipote nel tentativo di portare la bara con il cadavere della nonna al di là del confine, sulle montagne dell’Anatolia, in Bir tutam karanfil (Cloves and Carnations) di Bekir Bülbül. Un viaggio della speranza, dal profondo Aspromonte alle periferie industriali torinesi, fu quello della transizione post-industriale del “boom” economico, che appare oggi come un melanconico condensato di ricordi, di rimpianti per lotte sindacali inutili, di nostalgie in Ombre a mezzogiorno di Enrico Carnuccio. Migrante è anche Elene che al ritorno in Georgia si trova coinvolta in un viaggio dell’intelletto con un regista che sembra essere l’alter ego di George Ovashvili, a sua volta regista del film Mshvenieri Elene (Beautiful Helen). Il “road movie” Campo abierto degli svizzeri Alessio De Gottardi, Emanuel Hohl, Matthias Müller Klug e Manuel Jäggi è intriso del paesaggio della Meseta di Somuncurá in Argentina. Il paesaggio armeno diventa quasi narratore nelle plumbee atmosfere e nelle dilatate inquadrature di Daniel Kötter in Landshaft, quello degli altipiani marocchini si fa quasi voce narrante in Fragments from Heaven di Adnane Baraka, diventa invece luogo di transito ultraterreno quello nepalese in Anhad (The Eternal Melody) di Niranjan Raj Bhetwal.

 

Nella sezione Montagne Italiane due film ci riportano in Lessinia, il primo a spiare la fauna selvatica con le inquadrature in campo lungo e i commenti sussurrati di Gaetano Pimazzoni in Waits. A Present, il secondo a scendere nella Pesciara di Bolca insieme alla famiglia Cerato in Custodi di Marco Rossitti. La Sardegna, rappresentata quest’anno in decine di opere in selezione, è quella della tradizione raccontata da Myriam Raccah in Domus de janas e quella dell’esplorazione libera dei bambini di Creaturas di Stefano Cau. Immagini di rifiuti e plastica sono ricorrenti nella ricca sezione di film su temi ambientali della sezione FFDLgreen. L’austriaco Nikolaus Geyrhalter torna al Festival con un’imponente, meticolosa, spiazzante ricerca sullo sforzo umano di smaltire la produzione giornaliera di rifiuti in Matter Out of Place, rifiuti che diventano simboliche montagne su cui si ergono, come totem immobili, i personaggi di Terra Mater – Mother Land della ruandese Kantarama Gahigiri. A causa della dispersione nei fiumi e in mare della plastica muoiono i pesci di Plstc di Laen Sanches e il Pez volador (Flying Fish) di Nayra Sanz Fuentes, mentre bruciano le steppe della Siberia in Paradise di Alexander Abaturov e, per farsi ascoltare dalla sorda politica, diventa una piromane la protagonista di Il faut regarder le feu ou brûler dedans (Watch the Fire or Burn Inside It) nel film di Caroline Poggi e Jonathan Vinel. Non sarà facile, infine, dimenticare lo sguardo impotente del protagonista di Borj el Mechkouk di Driss Aroussi alla ricerca dell’acqua perduta sugli altipiani del Marocco e lo strazio degli animali selvatici costretti alla cattività dell’ambiente cittadino in É noite na América (It is Night in America) di Ana Vaz, forse il film più duro del Festival nella sua denuncia muta dell’indifferenza dell’Uomo verso una Natura che ha fagocitato nel cemento.

 

Il XXIX Film Festival della Lessinia ha invitato come ospiti speciali due giovani cineasti italiani, nella convinzione che il proprio ruolo sia quello di favorire la carriera di autori che affrontano i temi storici del Festival, tanto più se sono vicini alla sua terra. Ecco che Giuseppe Petruzzellis in La ricerca racconta la storia del raccoglitore e “poeta” delle pietre Luigi Lineri e delle sue prime ricerche al Ponte di Veja, mentre Antonio Bigini è autore veronese, di Bussolengo, e con Le proprietà dei metalli è reduce dalla partecipazione alla Berlinale e ad altri festival internazionali.

 

La sezione cinematografica dedicata a bambini e ragazzi è arricchita di una nuova programmazione dedicata agli adolescenti, come pure le presentazioni letterarie di Parole Alte, che si intersecano, ampliano e approfondiscono i temi presentati nei film, hanno una nuova programmazione per i più piccoli, le Paroline Alte. Insieme con i laboratori e le escursioni, nonché con le molteplici iniziative di stage, tirocini, volontariato, il Festival dimostra con fatti concreti, e con numeri rilevantissimi, il suo sforzo per coinvolgere i giovani. All’inclusione, il riscatto e l’offerta di opportunità lavorative a persone che vivono il disagio sociale, guarda invece il nuovo progetto della “Trattoria Sociale” che, insieme alla Libreria della Montagna e all’Osteria del Festival, sono il centro di una convivialità non di facciata, ma di concrete iniziative di socialità.

 

Per ritornare ai temi che sottendono le scelte dei 122 eventi della programmazione 2023, il Festival invita i suoi spettatori a soffermarsi sui pericoli che corre l’ecosistema montano a causa di un certo turismo di massa, unito a speculazioni edilizie e mutazioni climatiche. Ne parlano molti degli scrittori ospiti di questa edizione: Marco Albino Ferrari in Assalto alla montagna, Michil Costa in FuTurismo, Telmo Pievani e Mauro Varotto in Il giro del mondo nell’Antropocene e ne discutono architetti e studiosi nel programma delle tavole rotonde. Le scelte che riguardano la montagna non possono prescindere da un continuo guardare a ciò che è stato, ecco che il Festival onora i tanti anniversari di questo 2023: gli ottant’anni dall’inizio della Resistenza con due sguardi al femminile: Benedetta Tobagi autrice de La Resistenza delle donne e Nadia Massella di Lessinia 1943-1944. Il Festival ricorda altresì i Centenari dalla nascita di don Lorenzo Milani e della sua scuola di Barbiana, quello del paleontologo Attilio Benetti, nonché i sessant’anni dal raggiungimento del fondo della Spluga della Preta.

 

Ritroviamo dunque la Lessinia, come tornassimo “a casa” dopo aver percorso gran parte del mondo. E la ritroveremo nelle immagini, nei video e nei suoni che cinque artisti, Flavio Pèttene, Maurizio Marcato, Alberto Saddi, Annachiara Fasoli e Giacomo Ceschi, hanno raccolto per la mostra Radici, frutto della prima delle due residenze artistiche del progetto Radici e fronde. Se il 2023 indagherà infatti le radici della Lessinia, il 2024, nel Trentennale del Film Festival della Lessinia, guarderà alle fronde verso cui protende il suo futuro. È questa l’immagine che forse racchiude meglio questa edizione: la presa di coscienza del luogo in cui i montanari di oggi sono nati e cresciuti, delle genti che l’hanno abitato prima di loro, del tempo che ha plasmato e modellato questa terra, per guidarli nelle scelte che l’ecosistema montano esigerà nel prossimo futuro. E noi saremo qui a raccontarle.


Alessandro Anderloni

Direttore artistico del Film Festival della Lessinia

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