01/01/1970

LA PIOGGIA CHE CHIUDE IL FESTIVAL

LA PIOGGIA CHE CHIUDE IL FESTIVAL

E, puntuale e bellissima, viene la pioggia a chiudere la Piazza del Festival. Il teatro è ancora pieno. Gli ultimi spettatori sono venuti per vedere i film premiati. È un'occasione che non si ripeterà. Un applauso infervorato saluta le lotte dei pastori sardi, uno intenerito quelle dei dolci fratelli Magnar e Oddny. Quest’anno i premi hanno centrato il consenso del pubblico, quello della giuria internazionale e quello della giuria dei detenuti. È un Festival intonato. Fuori, sui tavolini bagnati, restano i ricordi di una settimana di incontri. «Non è soltanto la qualità artistica, è quella umana a rendere unico e irripetibile questo Festival», aveva confidato uno dei registi lungo queste notti che vedevano sempre l’alba. Sì, incontrarsi è ciò che cerchiamo di rendere possibile. Perché non c’è Festival se non si possono condividere storie, progetti, idee, difficoltà, soddisfazioni, sogni. Anche cantando e ballando fino all’alba, registi, organizzatori e spettatori insieme, abbracciandosi come grandi amici. La libreria, la tavola calda, l’osteria; i tavoli di legno e le vecchie sedie scompagnate; le candele sui tavoli, la luce soffusa dei lampioncini; il bancone dove appoggiarsi per un bicchiere di vino prima e dopo le ore seduti sulle poltrone del teatro: è qui, in Piazza, che la pioggia chiude il ventesimo Film Festival della Lessinia. La Lessinia d’Oro vola in Norvegia, la Lessinia d’Argento in Cile. E premi vanno in Iran, in Grecia, nella nostra Sardegna e sulle Alpi Sudtirolesi. Tutti li abbiamo condivisi sui tavolini ora bagnati di pioggia. Con gli abbracci del team, con le mani che si stringono e non si mollano, gli occhi che si incontrano, la promessa di scriverci, rivederci, tornare ancora... Grazie, amici del Festival.

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